La nostra storia comincia la sera del 30 agosto 1970. Una chiamata giunge al capo della squadra mobile di Roma Valerio Gianfrancesco.
C'è un omicidio ai Parioli, elegante quartiere della capitale, in via Puccini.

E'una serata caldissima,una domenica tipicamente romana, dall'aria irrespirabile.
Nell'appartamento la polizia trova su un letto il cadavere di una donna, Anna Fallarino in Casati. Ha gli occhi ancora spalancati per la paura e per la sorpresa. In un angolo un ragazzo, Massimo Minorenti, infine, riverso , il cadavere di Camillo Casati, marchese, rampollo ricchissimo e viziato della nobiltà romana.
Per terra un Browning 20, privo di 6 colpi, sparati verso le vittime. L'ultimo ha ucciso il Casati, una parte del suo volto e un orecchio sono schizzati sulla parete, sporcando un dipinto…. Storia chiara, caso chiuso.
E' il classico delitto passionale. Inizia la perquisizione dell'appartamento e incominciano le sorprese. In un cassetto ci sono centinaia di foto osè dell’avvenente Anna Fallarino. Viene rinvenuta anche un'agenda di pelle verde, in cui sono annotate puntuali e minuziose descrizioni degli incontri sessuali della Fallarino, scritti dalla mano del marchese Camillo, con numerosi amanti: ragazzi, militari e persone a volte inconsapevoli. –“ Oggi Anna ha incontrato un aviere. E' stato un incontro fantastico. Anna era felice e ha partecipato intensamente " , o ancora:" Siamo stati sul litorale di Fiumicino. Abbiamo scelto un giovane. E'stato appagante. Lo abbiamo ricompensato con trentamila lire" " Mi piace quando sei a letto con un altro, sento di amarti ancora di più ". Nella sua ossessione erotica, il marchese spinge la compiacente Anna ad andare oltre ogni limite. Nel diario ad un certo punto Camillo parla della sua totale dipendenza dalla compagna. E arriva profeticamente ad ipotizzarne la morte nel caso di abbandono. Anna Fallarino è la seconda moglie del marchese, sposato nel 1959. All'epoca della tragedia ha 41 anni. Per far risaltare ancor di più il suo splendido corpo non esita a ricorrere al chirurgo estetico. Una delle sue protesi di silicone verrà trovata sul letto nel quale giace priva di vita.
Lei è più giovane di lui di quasi 20 anni. Con il passare dell'età, venuto meno il rendimento fisico, il marchese si adatta alla vita sessuale contemplativa: vedere la moglie, ancora bella ed ammirata, appartarsi con giovani amanti.
Tra di essi quasi sempre ragazzi prestanti, che però vengono regolarmente pagati, quasi a suggellare il rapporto mercenario. Niente coinvolgimento affettivo. Ma Anna si innamora del giovane Minorenti. Così gli incontri tra i due diventano clandestini, ma Camillo scopre tutto. Non vuol perdere la compagna, non vuol cedere il suo giocattolo preferito.
Si arriva così all'epilogo del dramma. Il giorno dell'omicidio il marchese dice al maggiordomo che vuole esser lasciato solo. Poi scoppia la tragedia. Al capo della squadra mobile Gianfrancesco la necessità di stabilire con esattezza la dinamica dell'omicidio: la morte per ultimo del marchese permise di chiarire anche a chi spettasse l'enorme eredità.
Fu la figlia di primo letto di Camillo Casati la beneficiaria del patrimonio: Annamaria Casati Stampa allora minorenne (nata a Roma il 22 maggio 1951, quindi all'epoca dei fatti 19enne, ma minorenne per la legge in vigore).
Qui entrano in scena nuovi personaggi che bisogna seguire con attenzione perché uno diventerà ministro della difesa e l’altro addirittura presidente del Consiglio. Gli interessi della marchesina minorenne vengono affidati a un pro-tutore, un giovane avvocato rampante, “uomo cristallino ed al di sopra di ogni sospetto” che subito le consiglia di lasciare il Paese per il Brasile. A tutto il resto avrebbe pensato lui. Raggiunta la maggiore età, nel ’74, il pro-tutore le consiglia di vendere l’intera proprietà S. Martino, la villa e la tenuta, a un imprenditore edile milanese,” un amico fidato”.
La tenuta dei Casati consiste in 3500 mq, una pinacoteca con opere del Quattrocento e Cinquecento, una biblioteca con circa 10000 volumi di cui 3000 antichi, per curare i quali venne assunto come bibliotecario un tale Marcello Dell'Utri - arredi e parco di 14 ettari, una scuderia (in cui fu assunto come stalliere il boss mafioso Vittorio Mangano) e piscina.
Solo l’immobile di 3500 mq venne valutato per abbondante difetto1.700.milioni di lire. Il generoso impresario milanese, pagò solo 500 milioni tutto il patrimonio (quadri, libri antichi e arredi compresi, parco scuderie e piscina) ma non in moneta contante, bensì in azioni di società edili che, a suo dire, di lì a poco sarebbero state quotate in borsa e avrebbero visto decuplicare il proprio valore. Inutile dirvi che le società edili, tutte scatole cinesi del gruppo Edilnord, che avevano a capo i famosi prestanome insospettabili ( casalinghe, pensionati etc etc,) dopo poco chiusero i battenti ed in borsa non ci entrarono mai.
Ma il “generoso” imprenditore nel 1981 sempre con l'ausilio del sodale avvocato rampante , riacquistò quelle false azioni per 250 milioni di lire. Sì, avete capito bene, tutto quel ben di dio per 250 milioni di lire. Alcuni parenti della marchesina, tentarono di chiedere giustizia accusando i due di circonvenzione d'incapace, ma naturalmente si salvarono grazie ai soliti guazzabugli legali.
Chi sono i due benefattori? Ma come, non avete ancora capito? Andate a controllare tutti i fatti negli atti giudiziari.
Ora alla luce degli ultimi eventi relativi a case sottopagate, a questioni morali, a opportunità politica a dimissioni da cariche pubbliche emergono alcune domande.
Si possono chiamare benefattori disinteressati quelli che approfittano di una minorenne travolta da una tragedia familiare per scipparle senza scrupoli l’eredità? …..
Secondo voi Feltri e Belpietro non battono la grancassa su questa vicenda perché non ne sanno nulla? Perché hanno pubblicato il dossier sulla casa monegasca in affitto al cognato di Fini solo ora? Quando Fini era un alleato ignoravano la vicenda o, afflitti da morale a maglia bernarda solo contro chi viene considerato un nemico traditore, usano i media come manganelli e olio di ricino?


Angelica Lubrano

 

UN NOIR SOTTO L'OMBRELLONE