Tutti i più importanti economisti liberali hanno sempre sostenuto
la impossibilità di uno sviluppo capitalistico in un regime totalitario:
l’imprenditore che mette a rischio le sue risorse, il suo lavoro, le
sue energie in un’impresa vuole avere la sicurezza di poter godere i
frutti della sua intraprendenza e della sua intelligenza.
Questa teoria confermata dal fatto che non era dato sviluppo economico se
non in paesi democratici e liberali e che arretratezza e miseria coincidevano
geopoliticamente con le nazioni più autoritarie.
La Cina sembra sconfessare questa teoria. I dati impressionanti dell’economia
cinese, ormai noti a tutti, parlano di un gigante da un miliardo e trecentomilioni
di persone ( su una superficie di 9,6 milioni di Kmq pari a quella degli Stati
uniti e l’80% della popolazione concentrata prevalentemente sulle fasce
costiere orientali e centrali) che galoppa a un ritmo di incremento annuale
del PIL che vola sul 9%. E, pur mantenendo, specialmente fra i 700 milioni
di contadini (fonte pressoché inesauribile di manodopera di riserva)
, sacche di povertà con redditi di due dollari al giorno, è
presente un’èlite di benestanti il cui reddito raggiunge e supera
il reddito medio dei 375 milioni di europei più ricchi.
Qual è il segreto di questo miracolo?
Sono in media più giovani di noi, studiano più di noi…(in
Cina e India si laureano ogni anno 6 milioni di giovani) Hanno schiere di
premi Nobel della scienza…
Per conquistare le migliori opportunità, cinesi e indiani sopportano
sforzi e sacrifici impensabili per i giovani europei e americani nati nel
benessere.
La Cina ha scavalcato gli USA come prima esportatrice mondiale di prodotti
tecnologici…Ha accumulato riserve valutarie che sfiorano i 1400 miliardi
di dollari, con cui i cinesi fanno shopping di colossi industriali come la
IBM acquistata dalla Lenovo…Ha risucchiato dai vecchi paesi ricchi intere
industrie, dal tessile alle calzature, dai telefonini ai computer. La delocalizzazione
talvolta paradossalmente è l’unico modo per continuare a pagare
gli stipendi agli operai dei paesi ricchi: la ST Microelectronics, fondata
da Pasquale Pistorio nel 1987 con stabilimenti ad Agrate Brianza, a Catania
e a Grenoble, oggi fabbrica i suoi semiconduttori a Shanghai, dove con meno
di 3000 operai cinesi fattura 1,6 miliardi di dollari con cui paga anche gli
stipendi dei 10 mila operai italiani (che producono 300 milioni di dollari
di fatturato).
La tecnologia è progettata in India, assemblata in Cina e venduta in
Italia…
La Cina è un paese giovane e ha voglia di imparare. Il fenomeno dell’imitazione
è tipico nella fase di sviluppo iniziale. Negli anni settanta i “pirati
per eccellenza eravamo noi italiani per la moda e i giapponesi per la tecnologia”.
Secondo Françoise Lemoine, economista francese (L’economia cinese
– Il Mulino Universale Paperbacks - su cui si può trovare anche
un elenco di letture e siti sull’argomento) nell’ultimo mezzo
secolo la Cina è passata dal modello sovietico (1949-1957 con 594 milioni
di ab.) alla rivoluzione culturale (1966-1970 con 694 milioni di ab.) alla
fase iniziale delle riforme di Deng Xiaoping (1978-1984 con un miliardo di
ab.) per approdare a quella sorta di ossimoro attuale: “un’economia
socialista di mercato”. Le esportazioni cinesi, che supereranno quest’anno
1,2 trilioni di dollari, danno l’immagine di una Cina dinamica e ipercompetitiva,
ma non mancano le voci critiche e preoccupate.
Minxin Pei della Harvard University Press parla dei gravi deficit sul piano
dei diritti civili, sindacali e nella difesa e tutela dell’ambiente
(L’Espresso 3-1-2008 – Il Dragone d’argilla). I contraccolpi
poi dello sviluppo cinese e indiano si fanno sentire nell’impennata
dei prezzi di tutte le materie prime e nella loro rarefazione sul mercato.
La corsa all’accaparramento sappiamo tutti che sta scatenando un inasprimento
dei rapporti internazionali e forse sta già alla base dei tanti focolai
conflittuali accesi nel mondo.
Ma malgrado tutto la Cina può rappresentare una grande opportunità
per tutti noi se solo saremo capaci di trattare con rispetto, e non con la
prosopopea della civiltà che si crede superiore verso i popoli in via
di sviluppo, un paese che ha voglia di cose belle, come essi considerano i
prodotti del made in Italy.
Non possiamo pensare di competere su un basso profilo perché saremmo
sconfitti. Quando la Fiat ha iniziato a produrre la “world car”
in Cina a 6700 euro è stata superata al ribasso dalla Geely cinese
a 3000 euro e ora dalla Nano Tata indiana a 1700 euro. Con la conseguenza
che la Fiat ha venduto solo 40.000 auto a fronte di Volkswagen che ha venduto
700.000 cilindrate medio-alte, così come Buick Cadillac Toyota e Ford,
che stanno vendendo al ritmo di milioni di auto di lusso all’anno, che
viaggeranno su una rete di 30.000 km di autostrade nuovissime (2^ rete al
mondo).
Anche la nostra offerta turistica, noi che dovremmo essere primi al mondo,
ci vede surclassati in Cina da francesi, inglesi, tedeschi e spagnoli per
l’assenza di voli diretti da e per Pechino da parte della nostra linea
nazionale e per la farraginosità e l’arretratezza delle nostre
leggi e dei nostri consolati nel concedere i visti turistici e i permessi
di viaggio, oltre che per l’esosità e la ruvidezza, a volte,
dei nostri operatori turistici….
Il popolo cinese è un popolo gentile con una civiltà millenaria.
Nelle sue radici c’è il sentimento di armonia universale del
taoismo e del confucianesimo. Anche i dirigenti del partito comunista cinese
hanno riscoperto Confucio.
Kung Fu Tzu, il Maestro Kung, laico e razionalista, viene riletto, interpretato,
aggiornato e strumentalizzato per giustificare una società paternalistica
e autoritaria, dove all’interesse dell’individuo viene anteposto
il senso del dovere verso la collettività.
Censure, controlli polizieschi sulla stampa e sui media fino alla paradossale
vicenda di Yahoo (ma anche Google e Microsoft) complice nella denuncia di
dissidenti, di cui ha rivelato contenuti di e-mail spediti fuori della Cina.
Pure da Wikipedia cinese sono sparite definizioni scomode per le autorità
cinesi: “Tienanmen 1989”, “Tibet”, democrazia,ecc…La
Cina però si è attrezzata e ha risposto per le rime all’America
di Bush, presentando un dossier ricavato esclusivamente da fonti americane,
intitolato “Human Right Record of the US 2004” dove per capitoli
si parla delle vittime da arma da fuoco in una società armata fino
ai denti, del divario pauroso di reddito fra classi sociali, della stragrande
proporzione di popolazione carceraria, la più alta al mondo e fra questa
l’altissima incidenza di afroamericani e ispanici, fino alla triste
vicenda di Guantanamo e Abu Ghraib. Naturalmente con il gioco del fuscello
e della trave nell’occhio si potrebbe fare molta ironia…
Per concludere, un popolo giovane, preparato, motivato, disciplinato, treni
e aerei puliti e puntuali, infrastrutture capaci di far giungere sulle mense
occidentali le mele fuji il giorno dopo il raccolto, un’ottimizzazione
di tutte le filiere dei cicli e dei processi produttivi (e non solo il basso
costo del lavoro) proiettano questo paese verso uno sviluppo non casuale,
ma stabile e solido.
E’ con questa grande opportunità che dobbiamo misurarci, senza
chiuderci nella paura, ma attrezzandoci per diventare, come la stessa conformazione
geopolitica del nostro paese ci impone, un lungo molo di attracco nel Mediterraneo,
antico mare di scambio con l’Oriente, porta di ingresso di esperienze,
di culture, di merci, di ricchezze e, se saremo pronti e capaci, di benessere
per tutti.
Angelica Lubrano
Quiliano (SV)