1) Ai fini della realizzazione dei miei ideali politici e del mondo migliore possibile quale struttura deve avere il partito politico del futuro?

va risposto tenendo conto:

a) di quale sarà la legge elettorale con cui andremo a votare la prossima volta e di quali saranno gli scenari politici. Se, come penso, passerà il referendum per il veto dei piccoli partiti, occorrerà attrezzarci per armonizzare un “listone”, una larga alleanza di partiti, al fine di conquistare il premio di maggioranza (per non lasciare la vittoria alla CDL), alla faccia del PD e del Cantiere della Sinistra. Chiarisco che personalmente non credo vi siano sistemi elettorali-bacchetta magica capaci di risolvere da soli i problemi del paese. Sappiamo che il maggioritario favorirebbe la governabilità e quello proporzionale la rappresentatività e che nel tempo e nei diversi paesi l’uno e l’altro potrebbero anche essere alternati in presenza ora di un deficit di governabilità, ora di rappresentanza.

b) Sulla struttura del partito ci siamo interrogati molte volte:
- non vogliamo più il centralismo democratico, anche se non ne siamo mai usciti fuori;
- non vogliamo il partito mediatico in cui le decisioni importanti si prendono a “porta a porta” in diretta TV;
- non vogliamo la semplice macchina del consenso da mobilitare solo alle scadenze elettorali;
- non vogliamo il partito rampa di lancio di carriere personali e distributore di prebende e privilegi, in un paese che conta oltre mezzo milione di professionisti della politica.
Voglio un partito in cui la cinghia di trasmissione dall’alto verso il basso abbia anche un percorso inverso.
Voglio un partito che entri in rete con strutture di partecipazione mediatica (internet, tv e radio locali, ecc..).
Voglio un partito che non veda la partecipazione come un fastidio, ma come una risorsa riconoscendo le mille infinite competenze personali, professionali, culturali da utilizzare nei progetti di programmazione dello sviluppo del territorio. Essere classe dirigente significa infine proprio questo.

c) Non è poi irrilevante la struttura del partito in relazione al tipo di sviluppo del paese. Abbiamo già parlato di sviluppo sostenibile, etico, umano, ecc… io voglio riassumere con sviluppo autocentrato. Uno sviluppo che si realizzi partendo dall’attenta e puntuale conoscenza del territorio, delle sue risorse, delle materie prime, delle fonti energetiche locali e rinnovabili, del patrimonio di competenze presenti, che investa quindi sulla formazione. Un partito moderno mobilita i propri militanti, li rende protagonisti di questo processo di conoscenza e di progettazione.

Angelica Lubrano
Quiliano (SV)

IL PARTITO CHE VORREI