3.400.000 cittadini hanno votato
Comune a tutti il desiderio di una semplificazione e di un rinnovamento autentico del quadro politico italiano che non possiamo deludere
Sappiamo anche che ognuno ha affidato alla propria scheda l’auspicio di veder realizzata una personale visione del mondo futuro, non necessariamente omogenea l’una con le altre: diverse anime, diverse identità, diverse sensibilità, TAV –NO TAV. Nucleare si, nucleare no. Centralità del lavoro dipendente, o dell’impresa. Attenzione alle eccellenze e al merito, solidarietà verso gli ultimi… Si potrebbe continuare.
Le diversità dovranno trovare una mediazione alta (vedi la Costituzione Italiana), non un compromesso al ribasso, in un partito che dovrà darsi una struttura organizzativa capace di dare a tutti la sicurezza che si potrà vincere il confronto se si sarà capaci di convincere, accettando anche la sconfitta democratica a patto che tutti abbiano la certezza che la partita sia leale.. Perciò le regole del nuovo partito sono importanti per la sopravvivenza stessa di questo sogno. Proprio questo è il compito che saremo chiamati a svolgere.. e siamo tutti consapevoli che non esiste alternativa. Tutti gli eletti sono chiamati ad aprire un confronto, perché questo partito nato dal basso con il voto di tanti cittadini non si riduca ancora una volta alla esecuzione di ordini di scuderia provenienti dall’alto degli apparati; dobbiamo contribuire a creare un partito forte, coeso, efficace, capace di dare gambe, testa e cuore alla voglia di quei 3.400.000 cittadini che ci hanno votati, ma anche a quelli che stanno a guardare e a quelli che fanno fatica a credere ancora in una società più giusta e più libera.
Ecco alcuni punti aperti ai suggerimenti ed agli emendamenti di tutti, eletti e cittadini:
- no al partito in cui le decisioni sembrano sempre essere state prese in un “altrove” (stanze segrete) rispetto ai luoghi deputati;
- no al partito mediatico in cui le decisioni importanti si prendono a “porta a porta” in diretta TV;
- no alla semplice macchina del consenso da mobilitare solo alle scadenze elettorali;
- no al partito rampa di lancio di carriere personali e distributore di prebende e privilegi, in un paese che conta oltre mezzo milione di professionisti della politica.
- si a un partito che distingua fra attività amministrative da una parte e incarichi politici in senso stretto al fine di evitare “conflitti di interessi” e l’accumulo di cariche e di impegni in testa ai soliti noti
- si al partito in cui la cinghia di trasmissione dall’alto verso il basso abbia anche un percorso inverso.
- si al partito che entri in rete con strutture di partecipazione mediatica democratica (internet, tv e radio locali, ecc..).
- si all'istituto delle primarie (ovviamente rivedute e corrette rispetto alle attuali) come strumento di coinvolgimento di soggetti non organici al partito
- si al partito che consideri la partecipazione una risorsa riconoscendo le mille infinite competenze personali, professionali, culturali da utilizzare nei progetti di programmazione dello sviluppo del territorio: essere classe dirigente significa proprio questo.
Non è certo irrilevante, poi, la struttura del partito in relazione al progetto di sviluppo del paese. Abbiamo già parlato di sviluppo sostenibile, etico, umano, ecc… vogliamo riassumere con sviluppo autocentrato. Uno sviluppo che si realizzi partendo dall’attenta e puntuale conoscenza del territorio, delle sue risorse, delle materie prime, delle fonti energetiche locali e rinnovabili e del patrimonio di competenze presenti.
Un partito moderno mobilita i propri militanti, li rende protagonisti di questo processo di conoscenza e di progettazione.

Angelica Lubrano
Quiliano (SV)

IL PARTITO DEMOCRATICO