Obiettivi, Risorse, Strumenti
Obiettivi:
- principale è naturalmente quello di favorire la partecipazione ottimizzando
costi e benefici.
- allargare la partecipazione assecondando la vocazione maggioritaria del
PD.
- dare concreta percezione di rinnovamento dei linguaggi, dei modi, dei tempi
della politica oltre che della forma partito non per amore del nuovo a tutti
i costi, ma perché è cambiata la società, è cambiata
la tecnologia, è cambiata la politica stessa.
- salvare delle tradizioni passate tutto ciò che va salvaguardato.
Risorse:
Gli obiettivi vanno commisurati alle risorse finanziarie, umane (disponibilità
e competenze) e strumentali (spazi e attrezzature). Ci mancano per il momento
dati precisi.
Ho letto con attenzione la lettera di Sposetti all’Unità del
30/11/07 (PD-DS: i soldi e i fatti). Personalmente ho l’impressione
che i DS e la Margherita si siano comportati come i genitori premurosi degli
sposi, disposti ad aiutare la nuova famiglia, ma vigili affinché qualche
imprudenza non disperda il patrimonio frutto delle fatiche degli antenati.
Ne deduco perciò che l’uso delle risorse deve essere oculato,
teso ad ottenere il miglior risultato con il costo minore.
Come reperivano risorse e consensi i vecchi partiti?
Attraverso iniziative popolari quali feste, lotterie, cene (le vecchie feste
dell’Unità e dell’Amicizia che avevano anche un forte potere
di attrazione di volontariato, di partecipazione, oltre a fornire risorse
e ad assicurare un modo per marcare il territorio) e con i contributi degli
iscritti, degli eletti e dei nominati nei vari consigli di Amministrazione
a tutti i livelli.
Queste tradizioni devono rimanere.
Né si può pensare a scorciatoie in termini di contributi da
parte di lobbies (costume americano) perché questo determinerebbe una
questione morale (rendere il favore, politica degli affari).
La questione finanziaria non è correlata solo al dato quantitativo
della partecipazione e del consenso, ma anche a quello qualitativo, cioè
etico.
Per quanto riguarda le risorse umane il partito non si deve chiudere né
sugli eletti, e neanche o non solo sugli elettori del 14 ottobre. Sappiamo
che il PD nasce per contribuire allo sviluppo del nostro Paese con vocazione
maggioritaria.
Non è certo irrilevante la struttura del partito in relazione al progetto
di sviluppo che intendiamo realizzare. Abbiamo già parlato di sviluppo
sostenibile, etico, umano, ecc… voglio riassumere con sviluppo autocentrato.
Uno sviluppo che si realizzi partendo dall’attenta e puntuale conoscenza
del territorio, delle sue risorse, delle materie prime, delle fonti energetiche
locali e rinnovabili e del patrimonio di tradizioni e conoscenze presenti.
Un partito moderno mobilita i propri militanti, li rende protagonisti di questo
processo di conoscenza e di progettazione.
Il nuovo partito dovrà avere pertanto un carattere inclusivo, partecipativo,
capace di accogliere, e”utilizzare” le mille risorse presenti
in questa voglia di partecipazione espressa dalle migliaia di cittadini che
hanno accettato di far parte delle liste, che hanno collaborato nei gazebo,
nei seggi elettorali, nei comitati promotori. Abbiamo realizzato un primo
censimento delle disponibilità (anche minime), ora dobbiamo verificare
le competenze (anche quelle più inusuali). Dobbiamo decentrare gli
incarichi affidando anche piccole responsabilità di ricerca, di studio,
di conoscenza, di progettazione. Gli impegni lavorativi e di cura familiare
e domestica degli uomini e specialmente delle donne impediscono un impegno
a tempo pieno. Ma se saremo capaci di organizzare in gruppi di lavoro territoriali
tematici le disponibilità già manifestate e quelle che saremo
capaci di far emergere, impegnando tempi minimi gestibili anche in rete da
casa, otterremo insieme il risultato di evitare la sovrapposizione di incarichi
e responsabilità in testa ai soliti noti, riducendo per quanto possibile
il numero dei professionisti della politica.
Strumenti:
L’altra forte tradizione è rappresentata dalla vecchia sezione
di partito (intesa come spazio fisico): “una parrocchia, una sezione”
come strumento di partecipazione, per marcare il territorio, per organizzare
la vita politica a livello di paese, di quartiere. Un patrimonio immobiliare
costato grandi sacrifici: collette, contributi, ma anche lavoro fisico dei
militanti.
Oggi però le sezioni di tutti i partiti sono sempre più deserte:
riunioni dei direttivi di sezione una volta o due al mese. Qualche domenica
per il tesseramento e nelle elezioni. Troppo poco. Troppo alti i costi, le
bollette, la manutenzione, per una ricaduta, in termini di utilizzo e di conquista
del consenso, relativamente insufficiente.
E’certamente importante renderci visibili in ogni comune piccolo o grande;
bene quindi la costituzione di circoli territoriali. Ma gli spazi fisici delle
sezioni mi chiedo se non potrebbero limitarsi nel numero e cercare soluzioni
diverse per le 3 o 4 riunioni mensili dei rispettivi coordinamenti, privilegiando
quegli investimenti più produttivi in termini di conquista del consenso
e partecipazione.
Sto parlando dei moderni mezzi tecnologici di diffusione dell’informazione
interattiva:
la rete informatica (siti, blog, forum tematici, posta elettronica per il
trasferimento rapido di notizie, informazioni, documenti, sondaggi, questionari…)
fogli informativi locali a frequenza periodica
emittente radio o radiotelevisiva capace di raggiungere anche le zone più
decentrate e l’entroterra (vi sono cittadini elettori anche lì!),
per trasmettere quotidianamente e far conoscere le iniziative più importanti
della vita del partito in regione (convegni, seminari, congressi, assemblee
pubbliche, informazione sulle attività amministrative regionali, provinciali
e comunali, ma anche spettacoli intelligenti, di satira, di musica, di teatro,
ecc…), e un filo diretto con il pubblico.
Questi strumenti di partecipazione dei cittadini, che attraverso un computer
o un telefono possono interagire con il nuovo partito, pongono la questione
del rinnovamento del linguaggio politico.
Quando Moro parlava di “convergenze parallele” si rivolgeva all’èlite
ristretta, non si poneva il problema di farsi capire dal suo elettore, il
quale affidava ai propri rappresentanti una sorta di “delega”
in bianco, di natura identitaria e ideologica. Ora questo tipo di elettore
è decisamente minoritario e comunque in estinzione (per motivi di età).
La maggioranza dell’elettorato premia quei politici capaci di farsi
capire e di farli sognare. Che parlano il loro linguaggio e che blandiscono
i loro sogni. Questo il motivo, come sappiamo, del successo di Bossi e di
Berlusconi. L’opinione politica si forma prevalentemente con gli strumenti
della rete (per i più giovani) e con la televisione e la radio, telefonando
a “prima pagina”, a” radio anch’io” , a “zapping”….
Per concludere occorre assicurare al nostro partito le regole certe per far
convivere le diversità presenti nel nostro partito, garantendo il confronto
leale delle idee e delle opinioni per raggiungere ogni volta la mediazione
più alta. Ma dobbiamo intanto partire con delle proposte per non lasciare
sguarnito il campo politico e per non disperdere l’entusiasmo e le aspettative
di quei tre milioni e mezzo di elettori.
5/12/07
Angelica Lubrano
Quiliano (SV)