Ho letto con diverse sfumature la stroncatura pressochè unanime dei
media in merito alla manifestazione che avevo seguito in diretta l'altro giorno.
Scomparse le questioni di merito, scomparsa la partecipazione di popolo, spariti
gli interventi equilibrati e pertinenti, tutta l'attenzione concentrata su
alcune sbavature quasi fisiologiche in manifestazioni di piazza.
Tutti quei cittadini che, facendosi carico dei costi, della fatica, dei disagi,
sono andati a protestare contro una deriva populistica e antidemocratica,
a difesa della Carta Costituzionale e dei valori di convivenza civile in essa
contenuti, non meritano di essere liquidati con la severità espressa
anche dal segretario Veltroni a Matrix.
Perché si partecipa alle grandi manifestazioni di piazza? Per le ragioni
che abbiamo detto, certo, ma anche per il bisogno di trovarsi in mezzo a quelle
belle facce aperte, leali, oneste, convinte di poter ancora contribuire con
la propria presenza, per non sentirsi soli.
Ma cosa è accaduto negli ultimi anni? Ogni manifestazione (per la pace,
per il lavoro, per la giustizia) è stata seppellita sotto cataste di
polemiche perchè i media, puntando l'obiettivo su presenze e aspetti
marginali, spesso addirittura creati ad arte, ne enfatizzano e dilatano la
consistenza facendo sparire i temi veri della protesta.
Chi non ricorda le polemiche esasperate per giorni interi su "1, 10,
100 Nassirya", che qualche miserabile aveva innalzato durante le manifestazioni
per la pace?
L'ultima grande manifestazione che mi torna alla mente: Roma 21 marzo 2002,
indetta da Cofferati e dalla CGIL in difesa dell'art.18. Tre milioni di persone
e io fra loro. Il grande comunicatore, il populista narcisista non poteva
sopportare il successo di quella storica manifestazione: ecco allora mettere
in atto una tecnica di svuotamento, di delegittimazione di tutte le successive
manifestazioni attraverso l' esasperazione di dettagli marginali che puntualmente
qualcuno per ingenuità o malafede fornisce ad ogni appuntamento. E
se per caso mancasse lo sprovveduto o il provocatore sono settori deviati
delle forze dell'ordine a produrre bottiglie molotov, black block.
Che fare allora? Qualcuno si chiede se è veramente pagante l'atteggiamento
soft, con i toni bassi e il rispetto di un'etichetta istituzionale a fronte
di un'aggressione che non si ferma di fronte a nulla (insulti, gesti irripetibili,
falsi dossier, barzellette equivoche,ecc..), cioè di una potenza di
fuoco che si avvale di tre televisioni, giornali e giornalisti asserviti.
La risposta non è semplice: se un comportamento rispettoso delle regole
può vederci in minoranza elettoralmente, assimilarci ai nostri avversari
ci vedrebbe sconfitti nell'identità morale e politica.
Allora resistere resistere resistere.
11/7/08
Angelica Lubrano
Quiliano (SV)