VADO FUORI A FUMARE di Simonetta Parasole

 


Lia sistemò i piatti in lavastoviglie. “Anche questa sera”. Aveva un’espressione buffa con le sopracciglia alzate, le labbra atteggiate in uno sbuffo che tuttavia non si dava la pena di esplodere.
Sbirciò in soggiorno. Suo marito stava scompostamente seduto sul bracciolo di una poltrona, il capo abbandonato all’indietro, il telecomando in mano, davanti alla tv spenta. Aspettava l’inizio de “L’ultimo imperatore”, che avrebbe rivisto per l’ennesima volta. In tutta la sera non aveva pronunciato che un: “Tutto bene?”, entrando in casa. Poi entrambi avevano ripreso i propri pensieri senza chiedersi di quelli dell’altro. Lei aveva solo buttato lì: “Ha chiamato tua sorella, dice se sabato andiamo al mare”. Le aveva laconicamente risposto: “Hm, dovremmo partire all’alba, vorrei dormire un po’ ”. Eh già, l’hobby preferito di Amedeo.
Lia cercò nella tasca della vestaglia l’accendino e le sigarette e scivolò in giardino comunicando con voce inespressiva: “Vado fuori a fumare”.
Sì che lo sapeva che il fumo uccide “Ma vi sono cose che uccidono altrettanto, senza regalare le sensazioni uniche del fumo”, pensava. Ora ad esempio; già superare la porta finestra la faceva sentire libera, padrona di se stessa, era una rivincita sulla noia, la solitudine, la sensazione di trovarsi così, a quarantasei anni e nulla fra le mani: una figlia chiusa nella propria adolescenza, un marito che non sentiva più nemmeno amico. Accese con calma e si sedette sul dondolo, guardando gli oleandri nel pieno della fioritura. Aspirò una prima boccata: “Ossigeno, dicano quello che vogliono”.
“Buona sera! Se la gusta così è impossibile possa farle male!” Disse una bella voce maschile che non poteva provenire dai suoi pensieri. Si volse verso il giardino dell’appartamento accanto.
“Dino Vietri, suo nuovo vicino e lei?”. La bocca era allegramente schiusa su una folla disordinata di denti; gli occhi, non particolarmente belli, stavano maliziosi ai lati di un naso importante. Lia liberò una nuvoletta di fumo e in mente le apparve la fascinosa immagine di Greta Garbo.
“Sono Lia, é il mio momento di pace di fine giornata”.
“La invidio; io non so fumare, non per salutismo, solo che questo piacere non é mai entrato a far parte delle mie debolezze”. Alzò le spalle e scosse i ricci biondi facendo l’occhiolino.
Lia gli sorrise dicendosi che sapeva far il miglior uso delle poche cose belle che aveva, per riuscire più attraente. “Non sono orgogliosa del mio vizio, ma rimando sempre di pormi il problema”, disse sottintendendo di averne di più pressanti. “Se vuole riprovare, le offro una sigaretta delle mie”.
Dino tese una mano lunghissima e fumarono assieme commentando, finché lui convenne ammiccante che l’esperienza era stata migliore delle precedenti e che doveva sdebitarsi..
Lia si stupì di quell’impertinenza, si conoscevano appena. Era un ingenuo o era un furbacchione?
Rientrò in casa allegra: la stanchezza era svanita e si mise a stirare le camicie di Amedeo che la guardò senza vederla e riprese a seguire le battute del suo film, dormicchiando a tratti.
Per alcuni giorni il vicino sparì, ma una sera, uscendo in giardino, Lia scorse in quello accanto una giovane bellissima donna. Istintivamente rientrò svelta in casa per non farsi vedere.
Ma il giovedì, eccolo di nuovo! “Chi si vede!” bisbigliò la donna, cercando di non sembrare troppo contenta e di muoversi con naturalezza nella tuta viola presa in prestito dalla figlia.
“Buona sera, Fumatrice Saggia”. Le sorrideva maliziosamente. “Fa più fresco questa sera, perché non entriamo da me per bere qualcosa di buono?”
Lei sgranò gli occhi nel buio ormai quasi completo della sera. Le sembrò strano non tanto emozionarsi per la sfacciataggine dell’uomo, ma il fatto di pensare che avrebbe potuto accettare.
Disse solo: “Ma c’è la ringhiera!” E poi: “La tua ragazza mi prenderà per pazza!”
“Mia moglie, dici? La conosci? No, questa sera è fuori per lavoro e poi si fa i fatti suoi”.
“Io però devo avvertire mio marito”. “Dai, solo pochi minuti..”
Pochi minuti! Era volata via l’ora più pazza e spregiudicata della sua vita!
Entrati nel suo salotto, Dino aveva riempito due bicchieri, ma non avevano bevuto perchè subito l’aveva baciata, mentre sussurrava: “Mi piaci tanto, speravo che avresti capito, la vita va colta al volo, senza perdere alcuna emozione. Appena ti ho osservata fumare ho saputo che ci somigliamo”
Lia era stupefatta per le sensazioni bellissime e violente che la invadevano. E lui non era neppure bello! Ma aveva modi così intriganti! La stava spogliando velocemente, faceva correre le mani dovunque, senza dolcezza, eppure delicatamente. La imprigionò contro la parete, mentre diceva: “Non finire.. non finire..” Poi la trascinò con sé sul tappeto a forma di papavero.
Lei non parlava, ma lo assecondava con naturalezza. Affioravano deboli scrupoli, annientati quasi subito da un sentimento di felicità. Quando si guardarono in viso, lo sentì estraneo, ma lui l’abbracciò e disse che era stato bello, che c’erano modi di amare, tanti modi di essere fedeli.
Lei registrò il messaggio, rimandando il riuscire a capire. Rientrò camminando come una sonnambula, Amedeo mormorò: “Si stava bene fuori! Io vado..” e si avviò verso la camera da letto trascinando le infradito sul parquet.
“Mai un’osservazione acuta. Meno male, però, questa volta”. Si dedicò ai propri pensieri.
La mattina dopo tornò più volte in giardino come a cercare una spiegazione all’accaduto. Aveva vissuto quell’avventura con lo stesso spirito con cui cercava libertà nel fumo. Ma lui? Che voleva dire che una moglie bella e giovane “si fa i fatti suoi?”.
La sera raccolse i capelli e truccò gli occhi, deglutendo spesso e cercando di respirare a fondo per fermare le palpitazioni, poi uscì senza notare lo sguardo incuriosito di suo marito.
Nel giardino dei vicini erano comparsi arredi nuovi e un esotico gazebo bianco. Seduta su una sdraio stava la moglie vestita di un caffetano che mandava preziosi balenii. Sopraggiunse Dino con un vassoio verde mela sul quale spiccavano grandi ballons tinta fuxia, decorati di frutta. Porse un bicchiere alla giovane con un inchino e prese a baciarla con convinzione.
Lia fuggì in casa con l’assurda sensazione di aver subito un tradimento. Il sabato mattina lasciò Amedeo a gustarsi la sua dormita e si mise a riordinare. Il citofono gracchiò; pensò con fastidio alla solita raccomandata e rispose di malavoglia: “Sì?”. Ma invece della voce del postino le giunse la melodia di una canzone: “ …supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare..”. “Ma chi è?” .
“Dino, no? Fumatrice Saggia e Timida. Battiato è per te. Perché sei fuggita, ti avrei presentata!”,
Una rabbia improvvisa le chiuse la gola, mentre i pensieri si rincorrevano velocissimi: “L’aveva vista, allora, la sera prima.. La carezza di una canzone.. per non fare invecchiare chi? E l’esibizione del bacio era dedicata alla moglie o a lei? ..ci sono tanti modi di amare e tanti di fedeltà.. Come si permetteva di suonarle in casa? E se Amedeo ..?”
Trovò voce per dire: “Vado fuori a fumare” Riappese la cornetta, si avviò al balcone della cucina e per poco non urtò Amedeo che rientrava. Era sbarbato e sorridente e indossava jeans rossi. Lì per lì non le sembrò neppure lui e sussultò. “Ehi! Sono così brutto?”. Lia scoppiò in una risata, eccessiva per la battuta, ma lui non lo notò e lei pensò: “Distratto come al solito, ma oggi è simpatico”.
“Vado fuori a fumare”, risolse. Le posò una mano sul viso: “Ho preparato toasts e spremuta fresca, caffé e latte con la schiuma. È tutto lì fuori, sul tavolino, se vuoi. In giardino non c’è più privacy.”
Lei rimase un attimo interdetta, esitò prima di rispondere, si guardò la punta dei piedi come a sincerarsi di essere ben piantata a terra e con voce allegra disse: “Meraviglioso! Sai che ti dico? Da oggi non fumo più!”.

Simonetta Parasole