Lentamente apro gli occhi, mentre vengo avvolto da una luce accecante e ritorno con sforzo alla vita, ospite di un mondo freddo e ostile. Volgo lo sguardo intorno a me e scorgo lucide e trasparenti pareti di freddo vetro. Istantaneamente mi rendo conto che sono rinchiuso in una gabbia, senza alcuna via d’uscita. Gli unici arredi sono un piatto e una brocca colma d’acqua, posti sul pavimento. Un gelido soffio d’aria viene immesso dall’alto e mi tiene in vita. Non riesco a comprendere perché mi trovo lì, né dove sono. Cocciutamente continuo a chiedermi il perché di tutto questo e la paura mi soffoca sempre più nelle sue spire, togliendomi il fiato. Vorrei urlare, ma sono annientato dall’angoscia. Finalmente guardando fuori dalla mia prigione scorgo delle ombre avanzare. Si avvicinano senza fretta ed io rimango sconvolto a osservarle. Sono esseri spaventosi, altissimi, con teste allungate e grossi occhi sporgenti. Cominciano a indicarmi con le loro lunghe dita ossute e vedendo che sono immobilizzato dalla paura picchiano ritmicamente sul vetro nel tentativo di farmi muovere. Quel suono mi fa impazzire e non riuscendo più a resistere mi scaglio contro la parete di vetro, ma loro non smettono, anzi, eccitati continuano fino a che mi accascio al suolo privo di forze e lentamente ricordo… Era iniziato tutto quando avevo pronunciato quella frase detta altre centinaia di volte: “vado fuori a fumare”. Ma in quell’occasione la situazione non era stata come le altre, perché ora mi ritrovavo lì, rinchiuso in una gabbia, come un povero e inerme animale.

Flavia Battistuzzi

VADO FUORI A FUMARE di Flavia Battistuzzi